Global Minimum Tax: Perché la Nuova Tassa Globale È Così Temuta dalle Big Tech?

Sotto la Presidenza dell’Italia si è concluso con successo a Venezia il summit del G20 in merito all’istituzione della Global Minimum Tax. Fortemente voluta dagli Stati Uniti è stata appoggiata anche dalla Cina e dall’India, quindi le adesioni totali sono state 131 su 139 Paesi. Però in Europa si sono defilate tre nazioni: l’Irlanda, l’Ungheria e l’Estonia.

Ci sono le giustificazioni di questi tre Stati che adducono a questa tassazione la possibilità di ostacolare la loro crescita. Un dato su tutte l’Ungheria applica una corporate tax (imposta sulle società) del 9%, risultando la più bassa dell’Unione Europea e se non basta l’Estonia ha una detassazione degli utili che vengono reinvestiti. Questione di opportunità?

Anche le Big Tech sono preoccupate per questa nuova tassazione con il 15% prevista dalla Global Minimum Tax. Potrebbe essere finita la possibilità di non pagare più o pagare pochissimo i loro considerevoli profitti? Le lobbies di questi colossi sono già al lavoro per impedire che questo nuovo balzello venga applicato alle loro società. Da un lato lo sapremo solo ad ottobre quando si riuniranno tutti i capi di Stato o di Governo e dove saranno presentate le normative per l’applicazione della tassa che entrerà in vigore il 1° gennaio 2023.

Cosa prevede l’OCSE

Le posizione dell’OCSE sono ben conosciute e quello che prevede è un aumento del gettito fiscale che potrebbe essere pari a circa 100 miliardi di dollari, da aggiungere alle attuali entrate e ponendo così fine all’utilizzo dei vari paradisi fiscali che permettono tutt’ora di pagare le tasse con cifre veramente irrisorie.

Ma c’è qualche motivazione che potrebbe far scattare un “ricorso” delle multinazionali nei confronti della Global Minimum tax? Effettivamente questa tassa dovrebbe superare l’ostacolo di accordi internazionali in merito alla doppia tassazione, la “worldwide taxation”, che recita: “I trattati internazionali prevedono che il reddito di un’impresa possa essere sottoposto a tassazione in uno stato diverso da quello di residenza solo se sia riconducibile ad una stabile organizzazione (ossia con una sede fissa o stabile nello spazio e nel tempo) sita in uno Stato diverso da quello di residenza, collegata all’esercizio normale dell’impresa e sufficiente a produrre reddito, in cui l’impresa stessa esercita in tutto o in parte la sua attività”. Ergo, la Global Minimum Tax può superare le convenzioni internazionali?

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Global Minimum Tax

La giurisprudenza in materia di tassazione da parte dei vari Stati è costituita soprattutto dalla tassazione nel proprio stato di appartenenza. Per fare un esempio: se un consulente presta la sua opera sia in Italia che in Francia o in un altro Stato la tassazione del reddito avverrà in Italia. Però bisogna fare molta attenzione perché anche la Francia potrebbe avere richieste in relazione alla tassazione. Ciò avviene per esempio in Lussemburgo dove la tassazione, molto favorevole, per i gettoni di presenza nei consigli di amministrazione, risulta essere a titolo definitivo d’imposta, ma anche l’Italia potrebbe avere delle pretese.

Le multinazionali sono dotate di grandi opportunità nel mondo fiscale un escamotage potrebbe essere il “ruling internazionale” oppure ci potremmo trovare in presenza di doppia imposizione giuridica del reddito e doppia imposizione economica del reddito.

E se le contestazioni per la Global Minimum Tax non ci fossero?

Con il sistema delle “Scatole Cinesi” potrebbe essere possibile realizzare una elusione fiscale. Come abbiamo letto sopra ci sono dei paletti minimi che dovrebbero regolamentare la tassazione e l’applicazione del 15%, quindi per quanto riguarda le opportunità di evasione e della elusione fiscale non mancherebbero. A tal proposito esistono Studi di consulenza specializzati in tassazioni internazionali e possiamo essere certi che anche le multinazionali hanno a loro disposizione esperti i materia. In ogni caso occorre attendere il mese di ottobre per conoscere nel dettaglio quali sono le norme che dovrebbero regolamentare la Global Minimum Tax e se non si trovano modalità per aggirarla o per ridimensionarla negli importi diventa veramente un problema per le multinazionali che si troveranno per la prima volta a “pagare le tasse”.

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