A seguito della presentazione della domanda per l’ottenimento di un credito al consumo, l’istituto di credito provvede ad indagare circa l’affidabilità del potenziale cliente, al fine di evitare la sovraesposizione. A seguito di tale studio condotto analizzando il reddito del richiedente ed il suo passato di debitore, può decidere di concedere o di rifiutare il prestito.
I motivi per cui un prestito può essere rigettato sono molteplici: l’assenza di un sufficiente o stabile reddito mensile, la presentazione della domanda presso molteplici banche, il sovraindebitamento, iscrizione nella Centrale Rischi della Banca d’Italia (una base dati contente i nominativi e le informazioni di tutti i cattivi pagatori), l’assenza di adeguate informazioni, l’iscrizione del soggetto presso il CRIF.
Cos’è il CRIF
Il CRIF o Centrale Rischi Finanziaria è un istituto che si occupa di registrare tutte le attività economiche degli utenti verificando la presenza di rischi per i creditori: in sostanza si tratta di un ente che gestisce una base dati all’interno delle quali vengono inserite le informazioni relative ai clienti di ogni istituto di credito che vi prende parte, con il fine di essere facilmente condivisibili e consultabili.
Ciò significa che ogni volta che un creditore non adempie ai propri doveri correttamente, viene segnalato. In particolare, anche in seguito al rigetto di una domanda di credito si viene iscritti, per comunicare alle altre banche la poca affidabilità del soggetto. Ma se si viene segnalati, allora per almeno trenta giorni (durata della permanenza dell’iscrizione al CRIF), non si potrà accedere nuovamente al credito.

Cosa fare se si è iscritti al CRIF e si necessita di un prestito
La maggior parte delle persone vistesi il credito rifiutato, si rassegna, credendo impossibile accedervi nuovamente. Tuttavia, non è così: esistono infatti istituti di credito che offrono prestiti senza controllare al CRIF, quindi sapendo che stanno concedendo finanziamenti a soggetti poco affidabili. Ovviamente, le condizioni per l’ottenimento di questi sono più stringenti, in modo da compensare il rischio. Tra le tipologie di prestito che non sono soggette al controllo del CRIF vi sono: la cessione del quinto dello stipendio, il prestito d’onore, il prestito fideiussorio, il prestito pignoratizio e il social lending.
Tipologie di prestito non soggette al controllo CRIF
La prima e forse più comune tipologia è la cessione del quinto. Si tratta di un prestito concesso ai soli dipendenti (pubblici o privati che siano) o ai pensionati, ed ha la caratteristica di essere garantito direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico, ecco il motivo per cui risulta particolarmente affidabile. Tuttavia, oltre al fatto di essere accessibile solo a determinate categorie di clienti, ha anche il vincolo della rata: questa non deve superare il quinto (cioè il 20%) dello stipendio al netto di imposte ed eventuali altri finanziamenti da ripagare. Inoltre, l’ammontare massimo richiedibile è di €75.000.
Un’altra tipologia di credito non soggetta al controllo del CIRF è quello d’onore: se ne parla poco, ma può essere un’alternativa interessante. Si tratta di un prestito finalizzato a finanziare una determinata attività commerciale, imprenditoriale o accademica. Si tratta quindi di un mezzo che si poterebbe definire meritocratico poiché concesso a chi ha un progetto di business da attivare, e quindi portare conseguenze anche sull’impiego, oppure chi si prospetta un brillante studente. Solitamente, si tende a considerare questo prestito per persone in giovane età.
Il prestito fideiussorio, invece, come dice il nome, prevede la presenza di un fideiussore, ossia di una persona terza in grado di garantire il prestito, ossia adempiere agli oneri del debitore nel caso in cui questo non possa farlo. In questo caso, tuttavia, i controlli avvengono su questo soggetto anziché sul richiedente stesso.
In aggiunta, è anche possibile valutare il prestito pignorativo, una particolare concessione a fronte di un pegno. Si tratta di una forma tanto antica quanto affidabile di finanziamento: il richiedente conferisce un diritto all’istituto di credito su un bene mobile registrato (come le autovetture) o non registrato. La valutazione del valore dello stesso è condotta dalla banca attraverso perizie tecniche.
Infine, il social lending è uno degli ultimi traguardi della finanza e permette di accedere a un prestito non già di una banca, ma di un investitore privato, che procederà autonomamente con le verifiche del caso. In conclusione, in caso di rigetto del credito, non bisogna demoralizzarsi, ma cercare quale tra le varie possibili alternative meglio aggrada gli interessi e i bisogni del richiedente.
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